Nella gran parte del Sud Italia, fino a pochi decenni fa, l’economia ruotava intorno alle produzioni agricole e il lavoro in campagna, dove ogni componente della famiglia, dal più anziano al più piccolo, dava il suo apporto. Il canto accompagnava il lavoro, lenendo la fatica.
l’ispirazione al canto di tanti Cutrofianesi, è nata proprio nelle campagne, dove i lavoratori stagionali venuti dai paesi vicini, ascoltavano le voci e ne davano testimonianza con i loro racconti.
Già da bambini Uccio Aloisi, Uccio Bandello, Narduccio Vergaro e tanti altri cantavano, cantavano sempre, cantavano per passione, per gioia, per amore.
Fino alla fine degli anni ’60, palcoscenico per i loro canti erano solo la campagna e il paese. Uccio Bandello e a volte Narduccio Veraro, esprimevano le loro qualità, nel coro parrocchiale. La loro passione per il cantoera tale, che bastava l’incontro casuale, di Uccio Aloisi con un altro cantore, per improvvisare un concerto, con conseguente richiamo di tanta gente.
Con gli anni ’70, il loro talento era apprezzato essenzialmente nelle manifestazioni locali e nelle “Feste dell’Unità”. Il loro canto, i suoni, il loro repertorio, che spaziava dai canti napoletani ai nazionalpopolari, dai canti in dialetto salentino alla pizzica, tamburo e voce, lasciavano al pubblico il gradevole gusto di aver assistito a qualcosa di unico, di autentico. Sempre negli anni 70. Accademici, ricercatori, studiosi etnomusicologi, si interessarono ai nostri cantori. Da menzionare l’incontro con Giorgio di Lecce del 1972, con cui nacque una collaborazione che porto gli Ucci nelle principali piazze d’Italia.
Grazie a Giorgio di Lecce i cantori di Cutrofiano collaborarono con Uccio Casarano , con Luigi Stifani e con Pino Zimba. Le radio libere e la TV locale “Telecce Barbano” accrebbero sempre di più la popolarità dei cantori di Cutrofiano.
Ormai era nato un vero gruppo, che aveva spontaneamente preso il nome “li Ucci”, il cui nucleo storico era costituito da Uccio Vergaro, Uccio Bandello e Uccio Aloisi e con tanti altri artisti che di volta in volta vi si affiancavano :
Oltre ad Uccio Casarano, Pino Zimba e Luigi Stifani, i Cutrofianesi Antonio Melissano , Giuseppe Luceri, Ugo Gorgoni, Luigi Gemma, Uccio Malerba; Giovanni Vantaggiato di Corigliano c’erano poi alcuni musicisti che non andavano a suonare sul palco, ma che erano sempre presenti nei loro raduni spontanei, Ninu e Pippi Perrone.
Erano un punto di riferimento per tutti coloro che amavano la musica tradizionale salentina autentica. Il successo, che li aveva loro malgrado investiti, non aveva intaccato il loro carattere, la loro semplicità, la loro spontaneità. La vita di tutti i giorni era sempre la stessa, non assumevano atteggiamenti da star, ma portavano sul palco la loro spontaneità, suonando e cantando come se stessero nei campi. Alcuni pensavano fosse trasgressione, invece era semplicemente il loro modo di essere e di suonare, era amore puro per la musica che per loro aveva solo un senso:dare voce e canto alla nostra terra.
Il gruppo crebbe notevolmente in notorietà e ormai si muoveva in maniera autonoma. Lo stile era sempre lo stesso. Le prove si facevano d’estate nella campagna di Narduccio Vergaro, alla “Cavallerizza”, mentre la moglie di Narduccio cuoceva pentoloni di pitteddhre alla pizzaiola da offrire a tutti i presenti, richiamati dalla intensità della melodia delcanto. D’inverno invece, il raduno quotidiano era dal barbiere, in Via Don Giuseppe Villani, nel centro storico del paese.
Lì si radunavano; chitarra, mandolino e tamburello stavano sempre nel salone, mentre ognuno dei tanti musicisti che accorreva portava il proprio strumento e a quel punto cominciava la festa. Ognuno aveva un approccio personale e dava il proprio contributo per rendere sempre originale e unico il suono.
All’inizio degli anni Ottanta Leonardo Vergaro rinunciò a partecipare a molte serate estive per non lasciare la famiglia, moglie e tre figlie in campagna sole di notte, però era sempre presente ai raduni spontanei e la sua casa rimase il posto preferito per le prove.
Gli anni ’80 e ’90 furono anni di intensa attività e furono anche gli anni in cui cominciarono ad arrivare importanti riconoscimenti. Nel 1986 Uccio Aloisi, Uccio Casarano e Luigi Stifani parteciparono a “Domenica in”, invitati da Pippo Baudo. La loro popolarità era ad altissimi livelli, di cui “li Ucci” non ebbero mai piena consapevolezza.
Con la morte nel 1998 di Uccio Bandello e con l’età che inesorabilmente lasciava il segno su tutti gli altri, il gruppo pian piano si sciolse.
Il 1998 fu l’anno della prima edizione della Notte della Taranta che fu dedicata a Uccio Bandello. La voce di Uccio Aloisi che intonava “Quandu te lavi la facce la matina” fece venire la pelle d’oca a mezza Italia, rese tutti noi giovani consapevoli che da quel momento cominciava un’altra storia, una storia innestata su un ceppo forte, dalle radici indissolubilmente piantate nella nostra terra, storia in cui si raccoglievano i frutti di quelle piante fatte crescere da chi c’era prima di noi.
“Li Ucci” hanno scritto pagine inedite nel mondo della musica popolare, hanno creato uno stile originale, unico, hanno inventato un nuovo approccio col pubblico e non hanno temuto di confrontarsi e dialogare musicalmente con star internazionali della musica.
Divertendosi e divertendo hanno esportato fuori dal Salento e dall’Italia la musica e la cultura ad essa sottesa, contribuendo a farla conoscere ed apprezzare e rendendola nello stesso tempo indimenticabile.
In questo modo, i contadini cantori di Cutrofiano, si sono resi essi stessi protagonisti inconsapevoli di una grande operazione culturale, se è vero che, come diceva un anonimo,: “Cultura è ciò che resta quando tutto il resto è dimenticato”.
Giuseppe Cesari
Cittadino di Cutrofiano
Componente del gruppo Cardisanti