Uccio Bandello: Classe 1917. Morto il 27 Giugno 1998. Contadino.
Bandello ha sempre vissuto a Cutrofiano facendo il contadino sia per conto terzi che in proprio. Nella sua vita ci sono state solo brevi parentesi di allontanamento dalla sua terra. Nei suoi ricordi spunta la guerra d’Africa in cui fu fatto prigioniero insieme ad altri soldati italiani. Nel campo di prigionia Antonio per ingannare il tempo, ma soprattutto la fame, cantava. Era quello che sapeva fare meglio. Aveva un dono prezioso: la voce. Calda, possente, intonata, tenorile. Aveva imparato a cantare alla maniera dell’aria de li fochi (canto polivocale alla stisa in cui uno incomincia e gli altri lo seguono facendo il controcanto, ognuno rispettoso del ruolo dell’altro e del proprio), e alla maniera dei trainieri, modalità questa che insieme alle romanze dava spessore e risalto assoluto alla sua voce e alla sua personalità. Uccio ha imparato a cantare da bambino insieme ai contadini e alle donne di Cutrofiano, con le quali ha sempre intrecciato duelli canori di cui ancora oggi si favoleggia. Finissimo cantore ed esecutore del Santu Lazzaru, canto di questua della Settimana Santa. Durante la potatura, mestiere in cui le sue qualità manuali non eccellevano, gli altri “mondatori” facevano mettere Bandello sotto l’albero e lo facevano cantare. Il tempo e la dura fatica trascorrevano più in fretta se erano accompagnate dalla sua voce e dai suoi canti. Bandello rappresenta una delle espressioni più alte e raffinate di esecutore dei canti popolari della tradizione salentina. La sua voce e alcuni canti del suo repertorio e dei suoi amici sono stati raccolti in un libro con cd: Buonasera a quista casa (a cura di L. Chiriatti, Roberto Raheli; ed. Aramirè) e nel booklet Uccio Bandello, la voce della tradizione (a cura di Luigi Chiriatti, Kurumuny).